QUARTIERI




Territorio


I QUARTIERI 
di Monreale 

dal libro "Historia della Chiesa di Monreale" scritta da Gio. Luigi Lello :

"La Città è divisa in quattro parti: 
La prima, più antica delle quali è il Pozzillo, così detto da certa acqua, che qui scorre in una fonte così bassa che pare un mezzo pozzo. Si vedono in questo quartiere case di Tapia, onde pare apertamente esser state fatte dai Saraceni. 
La seconda le Ciambre che è la parte più vicina alla Chiesa, così detta con questo nome francese., perchè fosse la corte bassa, dove alloggiava la famiglia del Re.
La terza il Giardino della Corte, perchè vi era anticamente il giardino degli Arcivescovi.
La quarta  Turbe "




quartiere Ciambra 
(vedi anche post  "Palazzo Cutò")

L'attuale strada panoramica di Monreale è inserita nel quartiere Ciambra. 
Il termine deriva dal francese chambre probabilmente perchè lì vi erano le stanze del palazzo della Corona al tempo della dominazione dei D'Angiò in Sicilia. 
La formazione del quartiere è databile agli anni della costruzione del Duomo perchè lì erano pure le maestranze .








































 quartiere Carmine

Il nome, Karmel  ha origine ebraica e significa "Giardino". 
Charmel, il monte Carmelo, in Palestina, dove il il grande profeta Elia operò in difesa della purezza della fede nel Dio di Israele e dove vide apparire la pioggia dopo la secca. Il monte dunque è considerato il giardino fertile della Palestina verdeggiante In questo luogo alcuni pellegrini vi si rifugiarono. da loro ebbe origine l'ordine dei Carmelitani. 
Originariamente il quartiere era un immenso giardino. 
Nel 1560 l'Arcivescovo Alessandro Farnese vi fa costruire la Chiesa di S. Maria Annunziata e nel 1561 la cede all'ordine dei carmelitani di Monreale. Nello stesso periodo viene costruito un convento e nel 1613 edificato un Chiostro che oggi non esiste più.
Nel 1509 appare come l'unico di forma geometrica poichè si configura in assi viari.
Rappresenta la parte estrema del paese ed infatti le cinque vie sporgono e fuoriescono sul panorama della Conca d'Oro. Denominato "Giardino della Corte", vi erano le abitazioni dell'Arcivescovo e comprendeva la contrada dell'Arancio, dell'Odigitria, dell'Orto Mangano, della "Varanni", dei Barattieri, dell'Ucciditore, delle Carceri, di Sant'Orsola, e dello Gebbione. 
L'appellativo "Giardino della Corte" scompare quando l'Autorità temporale dell'Arcivescovo cessa ed il quartiere viene chiamato Carmine come l'omonima piazza.
Un quartiere in posizione più fortunata rispetto agli altri, più elevato e ricco di corsi d'acqua e fontane pubbliche.
Formato da abitazioni modeste, generalmente al piano terra si svolgeva l'attività della famiglia e spesso il proprio mezzo di trasporto. Piccoli proprietari terrieri, braccianti agricoli, piccoli allevatori di bestiame, gli abitanti di questo quartiere.
In fondo, nell'attuale via Duca degli Abbruzzi, detta "la calata dei jenchi" (giovenchi), vi era il Macello; la principale attività commerciale era quella dei calzolai o conciatori di pelle. 


IL QUARTIERE DEL CARMINE

dal libro di Giuseppe Schirò “ IL CARMINE DI MONREALE”



Siamo agli inizi del secolo XVI, quando lo sviluppo urbanistico di Monreale è già quasi definitivo ed il paese ha assunto la fisionomia che manterrà sostanzialmente fin quasi ai nostri guiorni. Vi possiamo individuare oltre al nucleo più antico formato dai quartieri del Pozzillo e della Ciambra, il quartiere San Vito, della Carrubella, della Turbe e più tardi, quello di San Castrenze. Secondo il Millunzi nel maggio del 1509 il Pretore ed i Giurati di Monreale diedero incarico a Masi Oddo, il più esperto muratore che era a Monreale in quel tempo, di progettare una via larga e piana da servire per le corse dei cavalli in occasione delle feste. Masi Oddo fece eseguire la strada, di cui il primo tronco rimane sotto il nome di “Varanni”(=Via Ranni) , in certo modo parallela all’antica strada principale che dalla porta di san Michele (a est di Monreale in direzione Palermo) andava a Porte Verghe (a Ovest in direzione di Pioppo). L’opera coincide col momento in cui sorge il quartiere Carmine, a valle di detta Via Grande. Il nuovo quartiere è l’unico in Monreale che appare disegnato geometricamente e perciò si pensa che non vi dovette essere estranea la guida di masi Oddo e, di  etro di lui, la pubblica Amministrazione con una specie di piano regolatore. Esso ha la caratteristica dei quartieri sorti in età barocca: si snoda in assai viari ortogonali fra loro. Quelli che vanno da monte a valle si dipartono dal corso principale, la Via Grande,e scendono giù intersecati da traverse, interrompendosi improvvisamente con un balcone sulla Conca d’oro. Rarissimi vi sono i cortili, che invece abbondano nelle altre zone di monreale. I quartieri di Monreale erano suddivisi in contrade, sebbene negli antichi documenti i due termini sono spesso usati senza una precisa distinzione. Il quartiere del Carmine comprendeva la contrada dell’rancio, della Piazzetta, dell’Itria (Odigitria), dell’Orto Mangano, della Varanni, dei Barattieri, dell’Ucciditore (macello) e nei pressi dell’attuale piazza Guglielmo, la contrada delle Carceri, di S. Orsola e dello Gebbione. Ai due lati del quartiere del Carmine la zona della Cattedrale e quella di San Castrenze. Per questo esso appare come staccato dl resto della città. Le abitazioni, in genere,erano molto modeste, qualche volta addirittura misere, quasi mai superavano i due piani. Tuttavia la loro volumetria risultava armoniosa e gradevole, per il felice inserimento nel sistema viario con cui formavano un tutt’uno. Ogni abitazione ospitava una famiglia: al piano terra si svolgeva la massima parte  dell’attività, ad un cantuccio vi era spesso lo spazio destinato al mezzo di trasporto d’allora, l’asino o il mulo, al piano rialzato il letto. La massima parte degli abitanti era formata da piccoli proprietari, da braccianti agricoli e da piccoli allevatori di bestiame, rari commercianti. In fondo al quartiere del carmine era il macello, che vi ha funzionato fin dalle origini. Per questo l’attuale Duca degli Abbruzzi era detta “la calata degli jenchi” cioè dei giovenchi, L’attività commerciale era in stretto rapporto con l’artigianato locale la cui principale attività era quella dei calzolai, fiorente fin dagli inizi del ‘500. Si producevano le robuste scarpe per i lavori agricoli e per quelli pesanti e le calzature erano richieste non solo localmente, ma anche dai centri vicini e per quelle più raffinate anche dai negozianti palermitani. Alla base di questa attività vi era la piccola industria di conciatori di pelle, che utilizzavano il sommacco alla cui produzione e coltivazione erano addette molte persone,  Le concerie più numerose erano nella zona dei Tre Canali, detta appunto delle concerie fin dal 1510. Ma anche a valle del quartiere del Carmine, all’altezza dell’attuale via Zerbo, vi era una conceria. Dal punto di vista dell’approvvigionamento idrico, il quartiere del Carmine era in posizione degli altri quartieri,posti in posizione più elevata, L’acqua infatti non vi scarseggiava. Più tardi,l’arcivescovo Venero (1620-1628) porterà l’acqua delle sorgive Venero  da lui scoperte e denominate e nel 1633 l’arcivescovo Los Cameros fa riparare la fonte dirimpetto la chiesa dell’Odigitria.



Itinerario per raggiungere l'antico quartiere, dal Duomo per:











 CORTILE ODIGITRIA, antico e  famoso panificio e biscottificio del quartiere.

 Chiesa dell'Odigitria,





ORTO MANGANO
















 La Chiesa del Carmine (VEDI POST )

La Chiesa del Carmine, realizzata nel 1561 dai Carmelitani, faceva parte di un complesso, composto da un Convento, un chiostro ed un giardino, demoliti con la legge sulla soppressione dei beni ecclesiastici.



























































... il ritorno



 cortile Odigitria,


 l'uscita a piazzetta Vaglica



il Collegio di Maria e l'annessa Chiesa della SS. Trinità




Il quartiere "Baviera" o "Turbe" 

Il più povero dei quartieri si sviluppa intorno al '500.
Affidato all'ordine dei Cappuccini si trova, insieme al quartiere di S. Vito, nella parte più alta del paese.


Per questo motivo e per le viuzze strette ed alcune in pendenza, il quartiere è stato isolato dal resto del paese. Il nome "Turbe" deriva da turbolenza.
A quel tempo fu deciso di trasferire le famiglie più disagiate lontano dal Duomo già visitato dai turisti e non essere disturbati dai bambini. 
Chiamato anche quartiere BAVERA, si dice,  "perchè  abitato dagli esattori del fisco, all'epoca detti bavaresi"(?!) 




























QUARTIERE "CARRUBELLA"  
  
Prende il nome dall'albero del carrubo che lì nasceva spontaneamente.
Per la robustezza e la pesantezza di questo legno, esso veniva usato per costruire navi e mobili, perciò la zona fu abitata da falegnami ed artigiani che lo usavano spesso per le loro lavorazioni.
Apprendiamo che i semi di questa pianta, molto duri e di forma ovale, un tempo venivano usati come pesi per l'oro, l'argento e pietre preziose. 
Il quartiere si divide in una zona antica con abitazioni basse, tetti spioventi e piccole finestre ed una zona nuova con insediamenti ed edifici moderni con cortili, vicoli, archi, scalinate e qualche edicola votiva.

Dalla piazza V. Emanuele in direzione del quartiere:


                                      




                                                           Chiesa di S. Agata al Monte - 


Chiesa di Sant'Onofrio- Localizzata sulla strada, sottostante la  Collegiata;  ha impianto quadrangolare ad unica navata e affaccio su due lati: uno frontale, alla chiesa del Monte e l'altro, il principale, sull'antica strada che conduce alla carrubella (via Umberto I dopo l'unificazione d'Italia).
La chiesa oggi è sede della fratellanza del SS Crocifisso.




la fontana della Collegiata

 la discesa che conduce all'Istituto San Gaetano(sopra, foto d'archivio)- sotto, com'è oggi



           PANNELLO MAIOLICATO POSTO SUL RETRO DELLA CHIESA COLLEGIATA O DEL SS. CROCIFISSO

Realizzato probabilmente nel settecento grazie alla tradizione monrealese di ceramisti. Da notizie storiche si apprende infatti di qualche mattonaro palermitano che forniva anche le Chiese di Monreale o di qualche scultore coinvolto nella stesura del disegno sotto la guida di un decano. Due Angeli invitano alla lettura della frase:
<PROTEGAM URBEM HANC ET SALVABO EAM PROPTER ME
(Il Cristo promette di salvare la città immolando se stesso) 




                                        
via Umberto I e segue.....