Festa del Crocifisso 2013




Festa
del
SS. Crocifisso
 2013

(Vedi "Ilcrocifissodimonreale.blogspot.com" anche dall'home page)


Progetto grafico di Rocco Micale su opera dell'Artista monrealese Pino Anselmo


 IL SINDACO, ALL'INTERNO DELLA SALA ROSSA DEL PALAZZO DI CITTA', APRE LA CONFERENZA STAMPA PER PRESENTARE LA 387^ EDIZIONE DELLA TRADIZIONALE FESTA MONREALESE



Attualità di un personaggio
GIROLAMO VENERO
(1558-1628)
di Giuseppe Schirò

Questo nobile e ricco spagnolo nasce nel 1558 a Valladolid, antica sede dei re di Castiglia, appena due anni dopo la scomparsa di Carlo V, sotto il cui impero la Spagna aveva preso piena coscienza di prima potenza mondiale.
La formazione culturale del Venero è letteraria, filosofica e soprattutto giuridica: si laurea in filosofia a Valladolid ed in diritto civile e canonico a Salamanca. Della sua profonda preparazione giuridica darà prova nella sua preziosa opera <Examen episcoporum>, considerata di grandissimo valore scientifico e di straordinaria utilità pratica.
Da Gregorio XIII, il papa della riforma del calendario, anch’egli esperto giurista e suo amico personale, e dal grande Sisto V riceva incarichi prestigiosi e impegnativi e dalla Corte di Madrid il Venero viene nominato Cappellano regio e Consultore primario dell’Inquisizione.
Tuttavia nella sua brillante carriera, Girolamo Venero non differisce molto da altri nobili spagnoli del suo tempo, ma egli differisce per lo spirito e per quella illuminata razionalità che lo rendono, in forte anticipo sul suo tempo, quasi un principe illuminato del ‘700.
Una prima dimostrazione di questi caratteri egli la dà quando destina più di 1.200 ducati per la fondazione del monastero degli Scalzi, nella città di Cuenca, stabilendo anche la forma architettonica della chiesa annessa, che egli aveva in primo tempo destinato per sua sepoltura.
Ma la prova delle sue capacità la dà a Monreale negli otto anni (1620-1628), in cui regge la sede arcivescovile.
Qui egli arriva nel pieno della sua maturità, a 62 anni. Si possono individuare tre linee nella sua attività: quella culturale, quella sociale e quella religiosa.
Circa 70 anni prima di lui, uno dei suoi predecessori, il Card. Alessandro Farnese junior, aveva chiamato a Monreale i gesuiti per aprire scuole pubbliche gratuite, subito frequentate da un elevato numero di alunni, tra i quali Antonio Veneziano, il più grande e colto poeta siciliano del ‘500. Ludovico II Torres, Arcivescovo di Monreale dal 1588 al 1609, aveva fondato il Seminario, dotandolo delle premesse perché Monreale divenisse uno dei centri culturali più vivaci della Sicilia.
Il Venero prosegue su questa scia, perfezionando i regolamenti del Seminario, ordinando l’ordinamento dell’archivio e potenziando gli studi: alle cattedre di grammatica, di umanità e di retorica egli aggiunge quella filosofica, per allineare Monreale alle principali città siciliane e quella di giurisprudenza, allo scopo di dare una ampia base culturale ai giovani che avrebbero formato la classe dirigente della società.
La sua azione nel sociale si concretizza soprattutto nelle opere pubbliche. Gli Arcivescovi di Monreale, a quei tempi, esercitavano, oltre i poteri religiosi, anche quelli civili e giudiziari.
Egli allora destina grandi risorse alla restaurazione della Casa municipale, allo spianamento ed all’abbellimento della piazza antistante, al restauro del Duomo e del Palazzo Arcivescovile.
Resosi conto dell’importanza del collegamento di Monreale con Palermo capitale, fa costruire una strada dritta tra Monreale e Rocca, assai più agevole e breve di quella che si praticava allora e che si allungava attraverso la Conca d’Oro.
E per rendere più sicuro il traffico, egli fonda a Rocca un monastero, affidandolo agli agostiniani, persuaso che lo sforzo di liberazione dal banditismo non doveva essere affidato principalmente alle forze di repressione, ma anzitutto all’opera formativa delle coscienze.
La strada costruita dal Venero appare allora così bella che il Vicerè appare allora così bella che il Vicerè sente il bisogno di abbellire rettifilo che collega Palermo con Rocca e che sarà chiamato Corso Calatafimi.
Ma il Venero intuisce che lo sviluppo urbanistico di Monreale si avverrà ad occidente, sulla direttrice opposta e fa costruire quella strada, che da lui prende il nome, la via Venero, divenuta ormai la più grossa arteria di Monreale, che collega il centro storico con la zona dello sviluppo urbanistico e con la contrada Venero, che pure da lui è denominata, dove egli scopre e valorizza quelle sorgenti che arricchiscono le campagne circostanti.
Quando poi nel 1625 scoppia in Sicilia la peste, egli, con uno sforzo immane, mobilita la città nella costruzione di una cinta di mura che per ben otto mesi tengono Monreale immune dal flagello.
E quando poi, malgrado le sue prescrizioni, nel 1624 la peste si infiltra, egli si prodiga, fino a contagiarsi, nell’opera di assistenza agli appestati.
Anche la sua azione religiosa è permeata di valenze sociali e culturali: il sinodo diocesano che egli tiene poco dopo il suo ingresso e che fa pubblicare nel 1622, quale l’avvio di uno sforzo di riorganizzazione e di ammodernamento del clero, la ricostruzione del grandioso  monastero femminile di S. Castrenze e soprattutto la fondazione della Collegiata, sono esempi di interventi e di scelte diretti ad elevare, con la leva religiosa, l’unica adatta allora allo scopo, la vita civile e culturale della popolazione.
La Collegiata formata da 24 Canonici diviene il centro della vita religiosa della città, che trova la massima espressione nel culto al Crocifisso raffigurato da un’antica e affascinante immagine, al quale si prodigano uomini amanti della cultura e dell’arte.
Il Venero, con profonda intuizione, dedica alla Collegiata il massimo dello sforzo e delle energie.
Al Crocifisso egli attribuisce la sua liberazione dalla peste e quella della città ed in ricordo di ciò egli istituisce quelle solenni celebrazioni nei giorni 1, 2 e 3 maggio che diverranno la principale festività di Monreale.    



Opera dell'artista monrealese 
Saverio Terruso




Opera degli allievi dell'Istituto St. d'Arte "M. D'Aleo"

















































Mostra sugli U.F.O.



Mostra Fotografica
C.I.S.U.

Centro Italiano Studi Ufologici



Il Centro Italiano Studi Ufologici, nasce nel 1985 come associazione privata di volontariato culturale e, da sempre, porta avanti progetti e attività utilizzando metodologie scientifiche.
Oggi, purtroppo, notiamo un  impoverimento dell’ufologia italiana; nonostante i tanti appassionati, si riscontrano minori attivita’ sul campo e tanta, forse troppa, superficialita’ nell’approccio. A tutto cio’si aggiunge la nascita di tanti piccoli gruppi di ricerca e singoli ufologi che, spesso e soprattutto nel caso di giovani appassionati, utilizzano internet per le loro ricerche ufologiche e si ritrovano invischiati in teorie strampalate.
L'imperversare di presunti arrivi in massa da parte di alieni, fine del mondo alle porte, video sempre più taroccati, trasmissioni TV alquanto discutibili create ad hoc solo per fare audience, non fanno altro che screditare la ricerca ufologica ed il ruolo del ricercatore.
Proprio per arginare tale problema, è stato creato una sorta di "protocollo d'intesa" e una collaborazione tra le due più importanti Associazioni a livello nazionale: C.I.S.U. e C.U.N.
Siamo comunque aperti ad una seria e proficua collaborazione anche con altre Associazioni.
Ci auguriamo che la nostra presenza sul territorio, possa essere d'aiuto a coloro che, sia come testimoni di "avvistamenti" o anche semplici curiosi, cercano delle risposte scientifiche.

M.Letizia Pellegrino














GIUSEPPE SCALICI






PERSONALE DI PITTURA DELL'ARTISTA MONREALESE 

GIUSEPPE SCALICI





NEL DECENNALE DELLA SCOMPARSA DEL PROF. GIUSEPPE SCALICI, RISPONDENDO ALLE SOLLECITUDINI DI ARTISTI ED AMICI, LA FAMIGLIA SCALICI, IN COLLABORAZIONE CON L'ASSESSORATO ALLA CULTURA DEL COMUNE DI MONREALE, HA VOLUTO ALLESTIRE UNA PERSONALE NELLE SALE DELL'EX MONASTERO DEI BENEDETTINI. CIO' AL FINE DI FAR CONOSCERE ALLE NUOVE GENERAZIONI UN "UOMO" PRIMA CHE UN "PITTORE", LE CUI QUALITA' MORALI E INTELLETTUALI RESTANO TUTT'ORA UN MODELLO DI RIFERIMENTO IN COLORO CHE LO HANNO CONOSCIUTO, OLTRE CHE PER RICORDARE UN ARTISTA CHE HA FATTO DELL'ECLETTISMO E DELL'APPLICAZIONE LE CHIAVI DI INTERPRETAZIONE DELLA PROPRIA ANIMA.

ex Monastero dei Benedettini











Giuseppe Scalici nasce a Monreale il 20/01/1940, si diploma al Liceo "G.Meli" di Palermo. Si laurea in Lettere classiche presso la Facoltà di Lettere e Filosofia di Palermo. Negli anni '60 diviene Presidente dell'Azione Cattolica presso la parrocchia di San Vito in Monreale. Negli anni '70 la sua vena artistica che si può definire eclettica, poliedrica, si concentra sulla pittura partecipando a numerose mostre e concorsi ottenendo risultati lusinghieri.
Agli inizi degli anni '80 proveniente dall'istituto Maria Adelaide di Palermo si trasferisce a Monreale presso il ginnasio sede distaccata del Liceo Vittorio Emanuele II ed è protagonista insieme al Prof. Rocco Campanella dell'Istituzione del Liceo Classico "Emanuele Basile" dove insegna Lettere Classiche sino al pensionamento Giugno 1995. Nell'ultima parte della sua vita si avvicina alla poesia su tematiche principalmente intimistiche non disdegnando quelle sociali e di protesta.
Viene a mancare il 10/03/2003 all'età di 63 anni dopo aver lottato con forza e dignità contro un male incurabile, proprio mentre stava per dare alle stampe la sua prima raccolta di poesie "Riflessioni in itinere".


Christian Rohfs, un pittore impressionista morto nel 1938, formatosi sulle esperienze di quel naturalismo tedesco sensibile al paesaggismo della Scuola di Barbizon, così scriveva ad un critico:  La creazione artistica viene da un istinto molto intimo? La ragione ha solo la funzione di un servo, cioè, di mandar via gli invitati che si comportano rumorosamente e quelli sconosciuti.
Senza voler prendere le cose dall'alto e venendo, con semplicità, a parlare di Pino Scalici, riteniamo di poter dire che i suoi quadri sono la trascrizione istintiva che l'animo gli detta.
L'osservatore, nelle opere di questo giovane artista, vi scopre da solo una testimonianza di amore per l'arte.
Pino Scalici realizza, con singolare attitudine inventiva, paesaggi che, pur potendo coincidere con immagini reali, hanno i contorni e i confini inafferrabili dello spazio segreto della sua anima  alla ricerca di un ordine interiore.
Pino Scalici è portato a credere soprattutto a quello <che si può vedere e questo perchè è probabile che egli pensi che la percezione e l'acutezza della visualità, il rapporto tra l'opera e chi guarda, comprendano insieme l'illimitatezza temporale e spaziale.
In fondo, anche se l'osservatore dispone, apparentemente, di pochi elementi, è chiaro che lo Scalici si cimenta in un tema che a lui (docente ordinario di lettere) deve essere congeniale: il rapporto tra l'uomo e lo spazio, l'immensità.
Dipingere per lui non è, pertanto, solo un fatto istintivo ma è anche il senso di un impegno culturale ed esistenziale molto importante.
Nelle sue opere perviene ad esiti notevoli con concettuale sottiglienza e con sobrie ascendenze documentate dalla pittura, la quale è ad un tempo compatta e conclusiva ed anche e soprattutto fresca e umorosa.
Per questo le sue opere recano il segno di una dedizione all'arte e ad una disciplina magistrale: nella evocazione irreale e pur fedele del paesaggio, nella trepida fermezza cromatica che ne precisa i particolari e li trasferisce in una accezione poetica, nelle volate impennate  del colore, che talvolta si accende di toni surreali, per confermare il calibro di un assestamento più che ottico, memoriale e affettivo. Un tema, si diceva, che non impegna l'artista in immagini da reportage, ma che sollecita ad un vedere più profondo; e tutto questo con il fare spontaneo e durevole di quella cultura sorgiva e popolare che viene a saldarsi con un risvolto più intellettualmente elaborato. Il risultato è apprezzabile: perchè ha un riscontro nella verità per la quale tutti hanno cuore e occhi.

Prof. Pino Giacopelli



Chiostro dei Benedettini di Monreale


La preghiera

Una luce biancastra
dai colori di morte
illumina la piazza,
brulicante di teste
con fronte, occhi, bocca
in supplichevole preghiera.
Mani nervose
scorrono i nodi
di un rosario interminabile.
Piedi nudi
calpestano
cocci di bottiglia
taglienti,
sanguinando.
Devozione
superstizione
paura
desideri insoddisfatti
angosce senza perché
tutto è in Lui.



Duomo di Monreale, Festa del SS. Crocifisso 


















































POESIE DI GIUSEPPE SCALICI
ASCESA
Pupille per la luce
amiamo
l'aria trasparente
della montagna
assolata.
Le chiome verdi
invitano alla speranza
aprendoci brecce di fuoco.
Ci inerpichiamo
per gli irti sentieri
tra le ginestre e spini pungenti,
mirando avidi
la vetta torreggiante
nell'azzurro intenso
di un cielo sconfinato.
Il respiro ansimante,
le gambe pesanti
per l'immane fatica
innescano mine letali
all'entusiasmo luminoso
dell'ascesa.
Il canto degli uccelli,
l'aria frizzante,
il vento lieve,
i colori ineffabili
delle zolle fiorite
rinvigoriscono
il corpo intorpidito:
e procediamo spediti
senza rimorso
nel cammino impietoso
per la vita.

CREATURE
Creature infinite,
circumnavighiamo il mondo,
alla ricerca
della panacea della vita.
Scomponiamo
le passioni più forti
persino ciò che ci è più caro.
Pretendiamo
realtà la speranza,
certezza l'assurdo.
Smaniosi,
soccombiamo infelici
per quel che non abbiamo,
per quel che non siamo.

VERMI ARROGANTI
Vermi arroganti
strisciamo sulla terra
protendendo le pupille rapaci.
Ci attorcigliamo superbi
al morbido piede
della divina speranza,
luccicanti al sole
infuocato
dell'afosa stagione.
Stringiamo orgogliosi
tra le viscide spire
la formica operosa
sicuri di farcela.
La scure crudele
dell'assennato padrone
ghigliottinerà
le nostre ambizioni?

VIVERE
"Vivere è prendere
ciò che si vuole".
"Il sogno è realtà
sol se ci credi".
"Lamore non è parco
per gli audaci".
"Osa,
solo il morir ti costa!"

CLOWN
Angosciati
plaudiamo.
La smorfia tortura
il nostro entusiasmo.
Il ripudio della vita
ci rende
soli
ci chiama
clowns.

SCENDE LA SERA
Scende la sera.
Le tenebri lievi
accarezzano
silenti
con le mani di velluto
le case piene
di vita.
Sento gli uccelli
rubare gli ultimi bagliori
di luce
di giorno assolato
cantando.
Sui mandorli verdi
la formica cerca
il suo buco notturno.
Le galline assalgono
con il becco impietoso
il vermiciattolo incosciente
che ha lasciato
il rifugio sicuro.
La città è lontana.
Corroso dallo stress
respiro profondamente.
Pretendo di sanare
il mio animo
che io e glia altri
spesso rendiamo dolente.
Fisso gli occhi
sull'orizzonte
sconfinato.
Fermo gli occhi
sull'orizzonte
sconfinato.
Fermo  il pensiero senza passato.
Non sogno il futuro.
Inspiro la pace.