Manifestazione Autismo




GIORNATA INTERNAZIONALE DELL'AUTISMO

Manifestazione di sensibilizzazione dell'Associazione Aurora ONLUS con il patrocinio dell'Assessorato alla Pubblica Istruzione, dell'Assessore Nadia Olga Granà del Comune di Monreale 

Venerdì 1 APRILE 2016


Lo scopo dell'iniziativa mondiale è quello di contribuire a migliorare la qualità della vita delle persone affette da autismo.
Purtroppo la patologia è in crescita e le conoscenze su di essa sono ancora carenti.
E necessario far luce su questa disabilità, promuovere la ricerca, migliorare i servizi, debellare le discriminazioni e l'isolamento di queste persone e dei loro familiari. 
Il colore dominante della giornata è il blu come testimonianza mondiale di sensibilità. 


OGGI A MONREALE:




L'ARRIVO A PIAZZA GUGLIELMO DEL CORTEO DELLE SCOLARESCHE CON I DOCENTI E L'ASSESSORE ALLA PUBBLICA ISTRUZIONE 


L'INCONTRO PRESSO LA SALA CONSILIARE DEL COMUNE DI MONREALE










 IL BISCOTTO TIPICO MONREALESE A FORMA DI "S" CON LA GLASSA DI COLORE BLU!


LAVORI DIDATTICI






Poesie, Letture a cura di Mara Turdo


 Lettura di poesie e prose
dell'Associazione Culturale 
"Tracce nel vento"  
a cura di Mara Turdo
con il patrocinio del Comune di Monreale

Ex hotel Savoia



Lilly Attinasi
Angela Cantore
Patrizia Catalano
Giuseppa Crifasi
Fabrizio Fasulo
Caterina Muccitelli
Marianna Novara
Lella Porretto
Roberta Preda
Sabina Rizzo
Tregor Russo
Laura Salierno
Mara Turdo



Anna Leto 
Caterina Muccitelli
Mara Turdo
Laura Salierno
Angela Cantore
Francesco Romano
Lella Porretto
Manuela Alberto
Marianna Novara
Roberta Preda
Viviana Ferrero
Lilly Attinasi

Mara Turdo

Il Vice Sindaco Giuseppe Cangemi

L'Assessore alla Cultura Nadia Olga Granà








da “L’Amore innamorato”
AA.VV.


L’ODORE DELL’ISOLA
di Fabrizio Fasulo

Isola di vento e storie, di calcare e sale,
ho chiamato ancora il tuo vecchio odore,
l’ho cercato così come credevo di ricordarlo.
<Credevo di ritrovarlo tra i tuoi arbusti odorosi
arricciati e sdraiati sulle impronte del vento.
Credevo di riconoscerlo nella grafia lenta
della salsedine di un tuo settembre fuggitivo.

Sono tornato ma non l’ho riconosciuto.
Mi è caduto addosso tremante e straniero,
sfinito, senza fiato né canto.

Ho inspirato forte la tua aria umida
che incolla cielo e mare come un calafato
ma oggi mi ha lasciato smarrito e sperduto,
come un pane da forno senza aroma,
senza la sua calda orma farinosa tra le mani.

Forse perché ti ho rivista di sera
al riparo dal tuo sole potente,
protetta da una notte di settembre
e puntellata dalle luci dei paesi di mare?

Non è stata colpa di questo maestrale leggero.
Ti ho vista molte volte accompagnarti
al suo fiato tagliato che sibila deciso,
anche quando si ingrossa e si fa possente
risalendo impertinente i fianchi delle tue scogliere.

Forse non ho saputo dar nome al tuo odore
per i senza nome scampati al colonizzatore,
poi forzati nel tuo grembo turchese
e liberati dall’industria del diritto umano,
mangimi per il Capitale-Dio che si è fatto Mondo.

Forse mi è giunto il tanfo di morte
dalle rive e dalle terre tue vicine.
Aggrappate anche loro a questo mare
si sgretolano, si schiantano sanguinando
sotto le nostre menzogne feroci
sotto le nostre bombe intelligenti.

O forse mi hanno attraversato le onde mortali
dei tuoi tanti radar, delle tue antenne di guerra,
che ormai anche alle api e agli uccelli
si scioglie la cera delle ali e cadono giù.
Perché una portaerei non ha bisogno dei falchi,
non le servono api, non ha fiori a raccogliere i pollini.
Bastano le ali d’acciaio per seminare bombe.

I lunghi steli delle agavi crollano dignitosi e solitari,
si accasciano su muretti a secco spigolosi
ma le antenne grigie e appuntite non cadono.
Anche se non ci sono più api a danzare
le antenne armate sanno crescere sempre.

Come poteva il tuo odore rimanere?
Come poteva specchiarsi uguale e riconoscermi?
Come poteva, se sei ancora una volta carcere sotto il cielo?
Come poteva, se anche la tua gente perde le parole,
se non ritrova più, in strada, i buchi per le trottole?
Come poteva, se sei proscenio della farsa dell’Impero?

Il tuo odore adesso è un altro perché il mare che ti bagna è cambiato.
Me lo ha confidato il costruttore di barche
mentre raddrizzava note fuggiasche
sulla tastiera di una fisarmonica ricucita.
sorrideva malinconico tra i baffi grandi,
forse seguendo ricordi di viaggi distanti,
forse i nomi di giorni diversi e ingialliti,
quando ancora le barche ormeggiavano in mare.
Passeggiando una notte, di ritorno dal vino,
sotto la cintura d’Orione già lenta e stanca,
mi ha sussurrato triste con un filo di voce
che abbiamo ucciso tutto il pesce del mare.
Sulu l’acqua arristese rintra lu mari…
Sulu l’acqua arristese…

Solo l’acqua è rimasta nel mare…
Solo l’acqua è rimasta…

La materia prima dell’Impero è stata estratta,
risucchiata, spedita ed esportata.
Il capitale variabile che migra, respira ed annega
è già sulla linea di produzione e di assemblaggio,
 il controllo qualità dei diritti umani
lo marchia a fuoco sulla pelle viva,
il brand è democratico: ONG APPROVED.

Così il legno delle barche è ora solo un rifiuto,
un imballaggio da smaltire in fretta,
non suona più con la mazzola del maestro d’ascia,
resta muto a marcire fradicio e sordo in discarica.
Ad alcuni piacerebbe farne monumenti lacrimosi,
cieli da ora d’aria per l’uguaglianza liberale,
elemosine rituali per assolvere il profitto di buon cuore.

Ma il tuo nuovo odore, isola splendida e bandita,
porta ora con sé anche il passo di raccoglitori scalzi,
di archeologi di storie e di memorie, di tessitori di lotte.
In cerca, tra gli scarti degli apparati di sicurezza,
emergono segni vuoti da riempire, tracce di passaggi
rimasti nascosti e muti, sconosciuti ed ignorati.
Tra i fasciami spezzati e il pudore dei chiodi
raccoglitori di memorie naufragate,
tra le barche ormai immondizia adagiate tristi sui lati,
ormeggiate in discariche di sguardi assuefatti,
tra lavatrici arrugginite e solitari fusti di plastica.

A piedi nudi puoi sentire il tocco della terra,
del mondo che ti scivola sotto raggranellato,
la sabbia di una grande clessidra
che segna il tempo ai tramonti del mondo.
Forse a piedi nudi riesci ancora a fare strada,
a seguire le orme sul sentiero di chi lotta.
Forse a piedi nudi prendi meglio la mira.
Devi guardare indietro e sulla via,
dal passato ai talloni e dagli alluci al futuro.
Forse scalzi si risalgono anche le orme dei pesci,
gli si può chiedere scusa e magari loro ritornano,
così le isole indosserebbero di nuovo i loro odori
e le mazzole dei maestri suonerebbero ancora.



  

Dedicata alla mamma
di Angela Cantore


Mamma, mia cara,
oggi ti ho incontrata per la prima volta.
Le tue, le mie carezze, i tuoi, i miei baci
hanno abbracciato due cuori infranti.
Il tuo sguardo
ha letto nei miei occhi e lacrime hanno rigato
i nostri volti a parlare di una affetto sepolto
ma forte ed intenso.
Le nostre emozioni smarrite a lungo
riemergono dal profondo e le nostre anime
ballano con i colori dell’arcobaleno
la danza dell’amore.



Torniamo bimbi
di Marianna Novara

Torniamo a ridere, cadendo dall’altalena,
riempiendoci la bocca di filamenti di luna,
e nel vitreo appannato mostrami
quell’ometto dai riccioli bruni.
Facciamo un gioco, torniamo dunque
alle notti sature di sussurri d’angeli,
nel groviglio di una mare mai pago.
Riparami la bici, quella con cui correvo
ad occhi chiusi abbracciata al vento,
il mio sudore e l’immensa gioia
di quel che saremmo stati …
Torniamo bimbi, là dove i nostri sensi
hanno l’odore dolciastro di vaniglia
e la vita scorre come linfa ritrovata.
Perché oltre il grigio chiaroscuro del vissuto,
ancora siamo piccoli che sognano
a meraviglia di un giorno senza pena.


  

Giorni migliori
di Caterina Muccitelli

Tela piena di vita
irradia sfumature d’oro
illuminando il cuore del pittore,
ne assorbe il calore a mani protese
e noncurante dello squallore circostante
si bea dello scoppiettio dell’anima
nella speranza di giorni migliori.




L’amore innamorato
di Mara Turdo

L’amore innamorato
ha mani forti di fatica,
mani grandi, avvolgenti
e delicate come un soffio.
L’amore innamorato
sa morire su se stesso
e rinascere ancora altre cento…
Mai stanco,
mai indignato
mai demotivato.
L’amore innamorato
è la verità che ti emoziona il fianco,
è quella luce calda nei tuoi occhi,
è rendere speciale ogni sospiro,
è trovare poesia in ogni mandorlo in fiore.
L’amore innamorato sei tu,
che dormi con me anche se non ci sei,
è sentirmi in petto
un cuore pieno di silenzi felici.
L’amore innamorato
è i tuoi occhi nei miei…
come magia,
vedere per la prima volta
questo tramonto,
con la sola gioia
di averti tra le braccia.





da “L’Amore eterno dura tre minuti”
AA.VV.


La maledizione dei poeti
di Francesco Romano

Il nostro amore.
L’amore di chi vive dentro mura d’assenza,
quello che svuota i crimini della loro stessa essenza,
quell’amore che grida nel silenzio delle carceri,
quello che fa silenzio tra le braccia d’una madre,
questo amore, il nostro amore, è dilaniato, esasperato,
adagiato su tombe che portano i nostri nomi,
ripete all’infinito il dolore dell’espianto
e quello del continuo impianto
dentro gli orrori di chi uccide ogni giorno,
senza lavare il sangue dai coltelli sbandierati come vessilli.
Sono i nostri sudari che infinitamente ci finiscono.
I loro assassinii sono le fiabe che ridondanti risuonano
nelle nostre stanze nelle sere dove  gli spettri ci sono compagni.
Questo amore è la speranza
che ci lega al nostro cammino,
alle bestemmie e alle gioie da bambini,
alla rabbia e alle domande di chi implora pace.
E’ la pazienza nella ricerca e nell’attendere le risposte,
è vedere l’eternità negli occhi di chi ho amato,
è una raffica di vento che mi riporta a te,
per ridisegnare le tue mani sul mio corpo tremante,
è averti sempre qui, dentro qui, ancora qui,
condanna e dono tremendo.


Chi sei tu
di Lella Porretto

Chi sei tu Dio?
Sei colui che ha soffiato dentro l’alito di fuoco?
Sei tu forse il vento che si sente quando tutto è immobile?
Chi sei tu Dio?
Sei forse l’aria che scuote i fiori aridi dal sole?
Sei immaginazione o realtà?
Sei un uomo o sei donna, chi sei tu Dio?
Sei la madre terra creata per cullare e dondolare gli uomini?
Chi sei tu Dio?

Sei negli occhi di chi sta spegnendosi?
Di chi ogni giorno vaga nel deserto?
Chi sei tu.    
Ci sei?



L’ALBERO
di Anna Leto

Le mie radici,
ostinate, scavano una terra a me estranea
e, lontane
 dal mio sguardo e dalla mia volontà.
Mi regalano la vita,
mi regalano equilibrio.

Il mio tronco,
concreto,
come colonna tortile regge il mio tetto pesante
e, sicuro,
con scorza dura e cuore forte
mi regala il sostegno,
mi regala struttura.

I miei rami,
ribelli,
scappano via verso un cielo indifferente
e, sfrontati,
come braccia in cerca di un amante
mi regalano l’altezza
mi regalano ambizione.

Le mie foglie,
allegre,
si scompigliano al vento e sussultano nella pioggia
e, vibranti
nel sole che mi ubriaca e mi confonde
mi regalano il respiro,
mi regalano sogni.
E, infine voi, figli miei,
fiori inebrianti e frutti sensuali
che, gioiosi
fecondare la terra di nuovi semi
regalatemi il futuro,

regalatemi speranza.


8 MARZO 2016

8 Marzo 2016
Giornata internazionale della donna



VIDEO PER RICORDARE QUATTRO DONNE MONREALESI CHE HANNO DATO UN CONTRIBUTO ALLA NOSTRA CITTADINA


 INTITOLATO " DA DONNA A DOMNA"

 PROGETTATO

DALL'ASSESSORE ALLA CULTURA NADIA OLGA GRANA' 

REALIZZATO

 DA GIUSEPPE MOSCHELLA